Emmi Pikler, pediatra ungherese, fonda e dirige nel 1946 l’illustre Istituto Pickler-Loczy (fulcro di scoperte importantissime sullo sviluppo del bambino, chiude nel 2011). In questo luogo venivano ospitati, giorno e notte, bambini dalle poche settimane ai tre anni, privati temporaneamente o definitivamente delle loro famiglie. Consapevoli dei rischi per lo sviluppo e la salute dei neonati che vengono rinchiusi negli istituti, tale istituzione aveva messo in atto sin da subito una serie di pratiche che la renderanno unica e rivoluzionaria, tra cui la costituzione di uno spazio ampio e sicuro, nel quale i piccoli erano liberi di muoversi senza il continuo intervento dell’adulto.
I risultati del lavoro di questa pediatra e dei suoi collaboratori sono illuminanti e vasti.
In questo articolo mi limiterò a parlare dell’ambito che è stato definito “motricità libera”, a cui la dottoressa Pikler ha dedicato il suo “Per una crescita libera. L’importanza di non interferire nella libertà di movimento dei bambini fin dal primo anno di vita
“, a mio avviso, ancora troppo poco diffuso in Italia.
Gli adulti che aderiscono a questo approccio non impartiscono insegnamenti, i neonati sono messi supini, mai in posizione seduta, l’adulto non dà aiuti concreti ma incoraggia il piccolo condividendo la gioia dei successi realizzati, spronandolo all’autonomia e all’indipendenza.
Ciò è nettamente in contrasto con le abitudini più diffuse di bloccare per tante ore il bambino dentro passeggini, seggiolini, box troppo piccoli, girelli che impediscono la sperimentazione e la libertà di movimento. Secondo i principi della motricità libera, non ha senso mettere un bimbo seduto, se non è ancora in grado di mantenere la posizione e di uscirne autonomamente, né di invitarlo a camminare tenendolo in piedi, poiché il suo corpo (probabilmente anche il suo sviluppo cerebrale) non è pronto e questi atteggiamenti creano inutili contrazioni muscolari, lo rendono più insicuro nei movimenti e minano la sua autostima.
Lo scopo della motricità libera è di permettere uno sviluppo armonioso, equilibrato. I neonati imparano tappa dopo tappa, quando sono pronti, alimentando la convinzione di essere competenti.
Nonostante i bambini che seguono questi principi risultino mediamente “in ritardo” nell’acquisizione degli stadi motori, rispetto ai traguardi raggiunti comunemente, l’osservazione e l’analisi hanno mostrato che, rispetto ai coetanei, godono di una grande mobilità, non sono impacciati nei movimenti, sono più sicuri, hanno una capacità di concentrazione più duratura, un migliore equilibrio muscolare (dovuto alla partecipazione globale di tutta la muscolatura), risultano più capaci di reagire agli “incidenti” e spesso sono in grado di scendere e salire le scale ancor prima di saper camminare.

Cito Bernard Golse dall’introduzione alla seconda edizione del libro “Loczy : un nouveau paradigme ?
“:
I giardinieri dicono che non serve a niente tirare sulle foglie per farle crescere più in fretta… ciò si può probabilmente applicare anche alla crescita e alla maturazione psichica del bambino, che deve venire da dentro, processo endogeno che esige l’incontro con adulti che non forzano, che non funzionano guidati dall’anticipazione ansiosa, ma che si mostrano giusto attenti a farlo progredire con dolcezza, tatto, leggerezza e rispetto della sua propria dinamica. Non si tratta di un elogio della lentezza, ma di un elogio della considerazione delle specificità di ogni singolo bambino, di ogni neonato (…).
Tutti questi principi sono stati esplorati in un contesto istituzionale, ma nulla ci impedisce di applicarli in casa, adattando la camera del bambino o altri spazi abitativi. Il nostro appartamento è molto piccolo e il salone è diventato una specie di sala giochi dove nostro figlio può deambulare senza rischi. Il vantaggio di questa trasformazione è che il piccolo riesce a passare periodi più o meno lunghi giocando da solo o accanto a me mentre io sono parzialmente distratta a fare altro, posso assentarmi per pochi istanti senza apprensione e senza che inizi a piangere, posso seguire passo passo le sue evoluzioni e scoperte adattando di volta in volta l’ambiente circostante. Il rispetto dell’autonomia e della libera motricità del bambino corrispondono alla visione montessoriana dello spazio concepito da Maria Montessori, che invitava a mettere il letto del bambino in terra e giochi alla sua portata per permettergli di scendere, salire, prendere, giocare, senza dover continuamente aspettare l’avvallo dell’adulto.
Sono scelte che comportano a monte una preparazione e uno spirito d’adattamento non indifferenti da parte di genitori ed educatori, ma sono convinta che partecipino alla creazione di un dialogo fondamentale e duraturo tra il bambino e l’adulto, la costituzione di una base solida a livello motorio e psicologico affinché il bambino possa diventare autonomo, sicuro di sé e, lo spero, felice di crescere e di continuare ad imparare. Io ci sto provando. Per saperne di più sulla mia esperienza diretta, appuntamento tra una decina d’anni?
(Immagine in evidenza di Klara Papa tratta da Per una crescita libera
).