Libri meravigliosi

“La Promenade de Petit Bonhomme”, una filastrocca per le vostre dita.

Premetto che si escludono, dallo scenario che segue, declinazioni erotiche (che sarebbero del tutto inappropriate in questa categoria di libri per bambini). Vi trovate rinchiusi in un ascensore per le prossime due ore. Nessun oggetto. Nessun gingillo che potrebbe aiutarvi a far passare il tempo più rapidamente, che so, un telefonino, un giornale, una penna, una pallina, un antistress, uno specchio nel quale schiacciarsi i punti neri… Una volta risolto un eventuale spettro di claustrofobia, vi accorgete che non siete soli.  Nello stesso ascensore bloccato siete in due, o in tre o persino in quattro. Di qualsiasi età voi siate, scoprite che tutti, immancabilmente, vi siete portati dietro due versatili strumenti per giocare: le vostre mani.

Come sarebbe a dire, “le vostre mani non sono un gioco?!”. E se dico morra cinese (anche conosciuto come carta, sasso, forbice)? E se dico Olio, sale e pepe? E la mano tua appoggiata alla mia, se riesco a schiaffeggiartela prima che la levi, vinco? E la montagna di mani, una sull’altra, alternate, che da sotto si appoggiano sopra e via via si impilano una sull’altra schiaffeggiando ben poco amabilmente quella in cima? (ehm… non ricordo perché questo gioco mi facesse tanto ridere…). E il gioco della scossa elettrica? (ci si prende per mano formando un cerchio; una prima persona stringe ad esempio la mano della persona alla sua sinistra, che a sua volta stringerà quella alla sua sinistra, facendo circolare sempre più rapidamente la “scossa elettrica” intorno al cerchio)… E Pari o dispari?

Le due ore trascorrono così senza nervosismi e senza panico. Grazie alla memoria dei giochi dell’infanzia, riaffiorati al momento giusto. È una gran bella cosa avere sempre a portata di mano (ahahah) tutti questi (e tanti altri) passatempo.

Trovo che oggi, avendo a disposizione tanti giochi (soprattutto tanta plastica), i bambini siano raramente invitati a esplorare questo tipo di intrattenimento per cui non si ha bisogno né di tanto spazio, né di accessori particolari.

È il motivo per il quale vi presento oggi un libro dall’idea semplice ma efficace, “promenade_petit_bonhomme2 La Promenade de Petit Bonhomme“. La trovo una divertente occasione per sensibilizzare i bambini al gioco con le mani. L’ometto di cui si fa riferimento nel titolo sono le dita della mano del narratore, che vengono invitate da un testo a mo’ di filastrocca, altrettanto semplice ed efficace, a compiere precise azioni. Le dita della mano, inizialmente certo quelle di un lettore adulto, potrebbero diventare poi quelle del bambino, attente alle indicazioni della voce narrante, o perché no, lasciate libere di inventare nuove peripezie, scivolando sui disegni ad ostacoli, affrontando in modi inaspettati un gatto gigante, mangiando un succulento pasto, inciampando sulla dunetta, saltando fossati… insomma… andando all’avventura. E un giorno le dita potrebbero essere quelle dell’adulto e del bambino, insieme, prima a saltellare tra una pagina e l’altra poi hop… fuori dalla pagina, alla scoperta del mondo. Perché sì, il vostro dito indice e il vostro dito medio formano due agilissime gambette capaci di attraversare, scavalcare, rotolare, pizzicare, schioccare, ticchettare, accavallare, accarezzare, toccare, indicare, strofinare qualsiasi angolo del pianeta. Se avete dubbi in proposito, lasciatevi guidare dai bambini. Una volta che avranno scoperto il potere camminante delle loro dita, ogni oggetto animato o inanimato sarà una magnifica superficie da calpestare.

Per questo mi piace questo libro. Perché rappresenta solo l’inizio, la prima scoperta, la prima proposta. Una porta che viene aperta per lasciare navigare l’immaginazione altrove, al di fuori del suo limitato formato cartaceo. Mi piace molto la frase finale (mi son permessa qualche licenza poetica nella traduzione), che invita ad uscire dal rassicurante contesto del libro, per inventarsi nuovi orizzonti:

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Dopo aver ben mangiato, l’ometto è spossato. Il libro allora chiudiamo, sul mio braccio cammina piano, e riposa fino a domani, stretto tra le mie mani”.

La Promenade de Petit Bonhomme: Une comptine à jouer avec la main” di Lucie Félix, purtroppo non tradotto in italiano (ma il vocabolario scelto è davvero molto semplice), è adatto ad essere letto a numerosi piccoli ascoltatori simultaneamente, poiché il testo in rima è stato stampato una volta dritto, per una lettura a due, fianco a fianco, e una volta rovesciato, per poter essere eventualmente tenuto capovolto verso l’esterno. Tanto, per le dita delle mani, nulla cambia se si saltella allegramente su una pagina rovesciata, e così, il pubblico può godersi per bene le immagini e il  narratore ditologante, può risparmiarsi acrobazie oculari.

Vi invito così, a mille spensierate passeggiate di dita coi vostri piccoli, con o senza questo libro.

Libri meravigliosi · Libri nascondino

I miei libri “nascondino” preferiti. Per lettori esploratori.

Inauguro oggi, nella categoria dei libri che destano in me meraviglia (“Libri Meravigliosi”), una nuova sottocategoria: i libri “nascondino”, quei libri cioè che invitano il lettore a ricercare attivamente elementi nascosti nella pagina, o tra le pagine o, perché no, da qualche altra parte.

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Ne ho visti alcuni davvero belli, altri hanno destato in me curiosità, altri mi hanno proprio divertito. Mi piacciono perché creano un dialogo diretto col lettore, rendendolo attore, invitandolo al gioco. In questa articolo raccolgo di volta in volta i libri recensiti sull’argomento per facilitarne la ricerca e la consultazione.

I miei libri “nascondino”:

 

Per un terreno fertile

E se lasciassi giocare mio figlio con le bambole? Pregiudizi e stereotipi.

Un’amica mi ha consigliato di leggere un articolo interessantissimo su un sito francese, risvegliando una serie di riflessioni già esistenti in me, in forma un po’ latente, e che ho voglia di condividere con voi oggi: in che modo operiamo discriminazione di genere nella scelta dei giocattoli che offriamo ai nostri figli.

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Nadia Chambéry, autrice dell’articolo, ci fa notare che una bambina che gioca con dei giocattoli prettamente maschili, si vedrà probabilmente appioppare appellativi come “maschiaccio”, in opposizione ad una vera bambina “come si deve”, ma sarà nonostante tutto generalmente tollerata e, perché no, considerata, proprio per questo motivo, forte di carattere (“così non si farà mettere i piedi in testa dagli uomini”). Non meriterebbero lo stesso destino i maschietti che si trovassero malauguratamente a manipolare giochi o oggetti associati all’universo femminile: questo infelice contatto farebbe infatti incorrere il malcapitato nel rischio di diventare effeminato, per il noto e pauroso effetto di contaminazione generato da quegli oggetti. Una bambina maschiaccio passi, ma un bambino effeminato, proprio no!

Lise Eliot, nel suo Pink Brain, Blue Brain: How Small Differences Grow Into Troublesome Gaps (Cervello Rosa, Cervello Blu: Come piccole differenze si ingrandiscono fino a diventare problematiche), smonta decenni di convinzioni e pregiudizi secondo i quali il cervello dell’uomo e della donna sarebbero nettamente diversi: in realtà, a parte il fatto che il cervello dell’uomo pesa di più di quello della donna e che quello della donna si sviluppa uno-due anni prima di quello dell’uomo, le differenze tra i singoli individui, indipendentemente dal sesso, sono molto più grandi rispetto alle differenze tra uomini e donne, anche considerando l’influenza di geni e ormoni. Basterebbero poche ore di studio per compensare e rendere tali distanze inesistenti. Eppure, gli stereotipi e la cultura ingigantiscono queste insignificanti divergenze, facendoci diventare gli uomini e le donne dettate e auspicate dalla società.

Un esempio banale tra i tanti, senza per questo entrare nel merito delle teorie della fisica quantistica e  sull’influenza che la nostra buona o cattiva predisposizione può avere sulle cellule (rimando, per i più curiosi, agli affascinanti esperimenti del dott. Masaru Emoto sull’acqua): vivere in una società in cui si crescono le bambine dicendo loro che la “donna al volante è un pericolo costante“, creerà immancabilmente delle automobiliste insicure e imbranate, o delle maschiacce che “guidano come un uomo” se non corrispondono a questo stereotipo.

gioco_per_femminucce.jpgFin qui, nulla di nuovo. Eppure, nell’impedire ai maschietti di giocare con le bambole e alle femminucce di fare giochi di costruzione, si inizia a strutturare questa distanza, sviluppando una competenza piuttosto che un’altra.

A quanto pare infatti, se giocare a giochi di costruzione sviluppa le capacità manuali e matematiche, giocare con le bambole, vestirle, spogliarle, parlare con loro, affina la motricità fine e le competenze verbali. Ma c’è di più: questo tipo di attività, ci dice Lise Eliot,

rafforza le competenze emotive e sociali: preoccuparsi per gli altri, considerarli, rispondere ai loro bisogni e capire cosa provano. In altre parole, questo tipo di gioco permette lo sviluppo dell’empatia. Giocare con le bambole allena anche a comunicare, anche quando il bambino gioca da solo (molti bambini, tra i cinque e i sei anni, si parlano da soli e questo discorso privato li aiuta a gestire il loro comportamento quando sono confrontati a compiti nuovi o difficili”)“.

In pratica, privare i nostri figli maschi di questo tipo di gioco, è uno spiacevole modo per privarli anche di un’ottima occasione per sviluppare l’empatia. A cosa serva questa fantomatica empatia, ne ho parlato nel mio articolo Perché è così importante imparare a riconoscere le emozioni?, dove spiego, tra l’altro, che la capacità di verbalizzare le emozioni, di riconoscerle, stia alla base della capacità di gestirle, di evitare quindi dei comportamenti aggressivi e violenti.

Le competenze verbali sviluppate dal gioco con la bambola aiutano quindi il bambino in questo fondamentale lavoro di catalogazione delle emozioni. A questa competenza è strettamente legato anche il controllo inibitorio, ossia la capacità di autocontrollarsi restando ad esempio seduti, saper aspettare il proprio turno per parlare, riuscire a concentrarsi più a lungo: tutte attitudini generalmente più sviluppate nelle bambine rispetto ai coetanei maschi.

Siamo d’accordo, la padronanza della lingua e di se stessi non si acquisiscono solo attraverso il gioco con le bambole: tutti i giochi che spronano a raccontarsi delle storie, a mettersi nei panni di qualcun altro sono fondamentali per tale delicato apprendimento. Ma in questo contesto trovo fondamentale, al di là della provocazione e dell’inerzia che questa proposta incontrerà certamente, sradicare questo tabù che vieta ad un bambino di divertirsi con una bambola.

Alcuni commercianti dal fiuto per gli affari particolarmente sviluppato, negli Stati Uniti, hanno cominciato a vendere bambole per maschietti, intravedendo la prossima apertura di questa nicchia di mercato: bambolotti supereroi e ingegneri rendono infatti certo più accettabile per i genitori l’accettazione di questo “nuovo” paradigma. In Italia, siamo ancora forse un po’ lontani. Ma nulla ci impedisce – semplicemente – di dare ai nostri figli maschi la possibilità di giocare con le bambole che abbiamo a disposizione, cercando di proteggerli dagli attacchi esterni, che immancabilmente arriverebbero a guastare il gusto sano di questo gioco, macchiandolo con sciocchi pregiudizi inibitori.

 

 

 

Semi di meraviglia: esperienze

Un divertente caos per ricominciare

Si ricomincia col laboratorio di improvvisazione teatrale per adulti. Ancora immersa nella lettura di “Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie” di G. Rodari, per quest’inizio anno ho voluto sperimentare, applicando i suoi consigli sul raccontare, alla scena.impro da rodari1
Questi giochi sono stati un bel motore per inscenare storie completamente deliranti, senza capo né coda, in cui l’entusiasmo e la voglia di giocare l’hanno avuta vinta sul rigore e la logica. Fantasmi che non sanno di esserlo, sono andati a braccetto con Pamele Anderson fagocitate da presentatori improbabili; un fantomatico Titanic due è affondato tra le note di una canzoncina miserabile, mentre in TV ha fatto scalpore la scoperta degli effetti sostenibili e decisamente estetici del sudore umano.impro da rodari2
La settimana prossima ricuciamo un po’ i pezzi insieme e ci risistemiamo la cravatta, ma ieri è stato bello così, un cadavere squisito si è scolato il vino novello dell’improvvisazione, un modo tutto nostro per augurarci “buon inizio”. Vivo o no nella patria del surrealismo?