Ancora oggi una crisi. Ha tre, quattro o cinque anni. Si sveglia, mi fa richieste improbabili o che sa che sono vietate. Oppure mi chiama per aiutarlo a fare qualcosa e quando arrivo rifiuta il mio aiuto. Ma allora lo fa a posta? Mi fa saltare i nervi! Mi mette alla prova?
I. Filliozat, psicoterapeuta, risponde con un gran “no“. A quell’età il bambino testa se stesso, la comunicazione, il mondo intorno in relazione a quello suo, interiore. Filliozat ci dice chiaramente (espresso a parole mie, in modo molto libero): “Ma perché, se ogni mattina è la stessa storia, se ogni mattina ti chiede cose improbabili, tu, puntualmente, ogni mattina gli dici di no, con quelle ciglia aggrottate? Eppure lo sai che quel no creerà una crisi, un vortice che renderà impossibile vestirsi, fare colazione, lavarsi i denti, una reazione a catena che vi porterà, ancora una volta, a passare un pessimo momento insieme, di reciproca violenza verbale e fisica“.
E quindi? Direte voi, quindi dovrei dargliela sempre vinta? No.